martedì 6 dicembre 2011

un po' d'asfalto, un po' di fango....


Piero Pelù è tornato.
Tutto è rimasto come l’aveva lasciato. Immutato. I discorsi sospesi che attendono altre energie per essere ridibattuti, gli interrogativi sociali, le provocazioni, quel suo aspetto da rocker tra il trascurato e l’avanguardistico, il capello a volte più corto e a volte più lungo, forse un po’ più grigio, la pelle anche, appena un po’ più saggia…
La voce, la voce è la sua. Una voce che ha carattere, una voce che sa giocare ma che forse gioca meno. Una voce che strascica e seduce, io sono arrivata al brano 4 e ci sono rimasta. Sto continuando a viaggiare.
Se tutti fenomeni è provocazione e bisogno di riscatto morale dalla larvaggine umana che minaccia di contagiare le nuove generazioni (e con questo non intendo solo i giovani, oramai crescere è passato di moda) viaggio è molto di più. E’ guardarsi dentro, è usare la metafora di una ricerca esteriore per comprendere quali siano i nostri limiti.
Intimistica nell’attacco, assume coraggio man mano che si addentra nei meandri dell’anima, sfiora corde di umana incertezza, fa vibrare le debolezze e ci lascia, spettatori di noi stessi, ad osservare il viaggio che inizia dentro, continua nei pretesti e non termina mai.
…. Dentro gli sguardi, e dentro le parole, siamo passeggeri, verso il nostro stupore….
Io su viaggio mi fermo, mi fermo, l’ascolto, rifletto. La medito, la rielaboro, semplicemente l’assaporo e la faccio mia un pezzo alla volta.
Per i fenomeni, ora, non son predisposta, ogni viaggio ha bisogno della sua colonna sonora e io ho già trovato la mia.

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